ROMA, 1 SETTEMBRE 2014 – Oli lubrificanti usati con diverse caratteristiche di pericolosità potranno nuovamente essere miscelati: la filiera gestita dal Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che in 30 anni ha portato l’Italia ai massimi livelli nel recupero e nel riciclo di questo rifiuto pericoloso, potrà continuare ad operare senza dover sconvolgere la propria attività. Dopo quattro anni, con la legge n. 116/2014, art. 8-quinquies, pubblicata recentemente in Gazzetta Ufficiale, il Legislatore ha risolto i problemi creati alla filiera italiana da alcuni limiti posti all’attività di miscelazione nel dicembre 2010 dal Dlgs n. 205, emanato in recepimento della direttiva europea 2008/98/CE. Nel Decreto legislativo fu introdotto, sulla scorta di un’interpretazione forzata, il divieto di miscelare tra loro rifiuti pericolosi aventi caratteristiche di pericolo differenti. Le caratteristiche di pericolo, i cosiddetti “codici H”, sono assegnati dal Produttore allo scopo di segnalare con esattezza l’origine del pericolo del rifiuto in modo che si possano prendere le opportune cautele da parte degli operatori.
Per la filiera degli oli usati si trattava di una modifica radicale che avrebbe potuto comportare lo sconvolgimento dell’intera attività: dalla raccolta presso il produttore iniziale all’avvio al recupero, con il rischio concreto di incorrere in operazioni di miscelazione non consentite, quindi sanzionabili penalmente; e al contempo di rendere più complessa ed onerosa la selezione degli oli usati ai fini della rigenerazione. Una piccola autobotte per la microraccolta, se avesse caricato 400 kg di olio usato classificato H4 da un meccanico e, successivamente, si fosse recata presso un’azienda per raccogliere una partita di olio usato classificato H5, secondo questa norma, non avrebbe potuto aggiungerlo a quello raccolto in precedenza in quanto nell’autobotte si sarebbero miscelati differenti “codici H”. L’autobotte avrebbe dovuto rientrare presso il proprio impianto di stoccaggio, scaricare l’olio e dirigersi nuovamente a raccogliere il quantitativo con il diverso codice H. Sprechi assurdi e costi insostenibili per molti operatori della filiera, soprattutto se si considera che tipologie differenti di olio usato vengono avviate alla rigenerazione, e quindi miscelate nella fase successiva alla raccolta
“Come Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati – spiega Franco Barbetti, Direttore Tecnico-Operativo – ci siamo subito attivati presso le Amministrazioni Regionali e Provinciali per richiedere l’emissione di Autorizzazioni in deroga alla norma appena varata. Ma fin da subito fu chiaro che, per consentire una gestione degli oli usati sostenibile nel tempo, fosse indispensabile ristabilire il corretto recepimento della Direttiva Europea che, peraltro, non prevedeva tale divieto di miscelazione per gli oli usati. Grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con le Commissioni competenti di Camera e Senato, attraverso questo Decreto Legge in materia ambientale si è trovata una soluzione che ha risolto alla radice il problema”.