Intervista a Ermete Realacci

06 Marzo 2018

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Ambiente, importanti temi si agitano a livello mondiale, dalla Cina agli Stati Uniti. Anche l’Italia, con le istituzioni e i protagonisti dell’economia, fa la sua parte. Ne parliamo, mentre la XVII legislatura ormai volge al termine, con Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, storica bandiera di tante battaglie ambientaliste. Fatte non di prediche inutili ma, grazie anche al suo impegno politico e istituzionale, di risultati importanti. Portano infatti la sua prima firma leggi fondamentali come quella che ha introdotto in Italia la fattispecie del reato ambientale, la legge sulla valorizzazione dei Piccoli Comuni d’Italia (quasi seimila), la commissione d’inchiesta sulle eco-mafie, la legge sui parchi intesi non come verdi musei ma come luoghi di interazione con la presenza dell’uomo e l’economia del territorio. Realacci è una voce libera e non gli fa velo l’appartenenza partitica(è uomo di punta del Pd), quando deve rivolgere critiche a certe inerzie, pigrizie, scarsa incisività anche del suo partito e dei suoi dirigenti nel sostenere le politiche per l’ambiente.

Quale bilancio fa di questi cinque anni di attività parlamentare nel campo ambientale?

Sono molto soddisfatto. Questa legislatura è stata la più produttiva e impegnativa del Millennio. Sono state approvate leggi molto importanti.

Molte di queste come prima firma hanno la sua.

Nel maggio di due anni fa è stata approvata la legge sugli ecoreati. Per la prima volta in Italia è stata configurata la fattispecie del reato ambientale. Una legge storica nata da un testo unificato che ha preso l’avvio e l’input da una proposta di legge a mia firma e di altre analoghe degli on. Micilio (Movimento 5 Stelle) e Pellegrino (Sel).

Ce ne sono altre…

Lo scorso anno è stata approvata la riforma delle Agenzie Ambientali per avere controlli trasparenti, efficaci, autorevoli e uniformi su tutto il territorio nazionale. Come per gli ecoreati, anche questa legge è nata da un testo unificato a partire da una proposta di legge a mia firma, abbinata a proposte analoghe dei deputati Bratti (Pd) e De Rosa (Movimento 5 Stelle).

Poi c’è la legge istitutiva della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle ecomafie.

Anche quella è nata da un testo unificato che ha avuto l’impulso da una mia proposta di legge e da altre degli on. Bratti, Pellegrino e Bianchi.

Uno dei risultati più importanti è di poche settimane fa…

Sì, la legge per la valorizzazione dei Piccoli Comuni, nata da una mia proposta e da una analoga dell’on. Terzoni, del Movimento 5 Stelle. La Camera l’ha approvata all’unanimità, poi è arrivato anche il voto del Senato.

Quando la legge è diventata definitiva, Lei ha usato espressioni di grande entusiasmo.

Sì, ho detto che era una bella giornata per chi vuole bene all’Italia. La legge infatti aiuterà il Paese ad affrontare il futuro.

Ci può illustrare in sintesi il significato di questa legge?

I Piccoli Comuni sono 5.567 e amministrano più della metà del territorio nazionale, e in essi vivono oltre dieci milioni di italiani. Un’idea ambiziosa di Italia passa anche dalla giusta valorizzazione di territori, comunità e talenti. Questa legge a lungo attesa, fin dalla passata legislatura, propone misure per favorire la banda larga, servizi più razionali ed efficienti, itinerari di mobilità e turismo dolce, la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta. La legge inoltre favorisce il recupero dei centri storici, la manutenzione del territorio con priorità alla tutela dell’ambiente.

Ho visto che è andato a festeggiare l’approvazione di questa legge insieme al premier Gentiloni a Volpedo, il paese di Giuseppe Pellizza, autore del celebre dipinto il ‘’Quarto Stato’’.

Nei nostri borghi vengono prodotti il 93% delle Dop e degli IGP, accanto al 79% dei vini pregiati. Si può competere in un mondo globalizzato se si mantengono solide radici. Intanto un primo risultato con questa legge lo abbiamo già ottenuto: le Poste Italiane non chiuderanno gli uffici postali nei centri fino a cinquemila abitanti.

Non Le chiedo di altre leggi approvate. Le domando invece: c’è qualche provvedimento in cantiere che forse si farà in tempo ad approvare?

Una misura probabilmente andrà in porto; ed è l’inserimento nella legge di bilancio del credito d’imposta per il verde urbano, per terrazzi e giardini, nell’ambito di una edilizia diversa. Ne usufruiranno abitazioni private e condomini. Una misura importante per la qualità della vita che aiuta a contrastare lo smog e a rendere più belle le nostre città. Secondo uno studio della dottoressa Rita Baraldi del CNR, la vegetazione urbana e peri-urbana può abbattere fino al 3% della CO2 emessa dal traffico dei veicoli, contribuendo al miglioramento della qualità dell’aria e al risparmio energetico per il raffreddamento o il riscaldamento degli edifici. Ma c’è ancora dell’altro.

Cioè?

Una legge sulla eco-cosmesi. La Camera l’ha già approvata ma giace in Senato da un anno. Confidiamo che riesca ad approvarla prima della fine della legislatura.

Cosa prevede questa legge?

Pochi sanno che nei cosmetici è contenuta una parte di micropalstiche. L’effetto inquinante è intuibile, si tratta di tonnellate che rischiano di finire in mare. La legge vieta la presenza di queste sostanze nei cosmetici. Si tratta quindi un provvedimento anzitutto di salvaguardia ambientale, di alto valore simbolico ma anche di forte valenza economica. Oltre il 60% del make-up nel mondo è prodotto in Italia, e la legge intende dare una copertura pubblica ai marchi delle case cosmetiche, sui quali i controlli di trasparenza saranno più rigorosi.

La sua idea-forza, non da oggi, è che l’ambiente è una priorità nelle politiche dei governi, e che può essere un forte volano per l’economia e porta anche consenso. Di questa priorità c’è percezione nei partiti, a cominciare dal Pd? Nel governo?

La percezione è scarsa. Occorre un salto di qualità culturale che porti alla consapevolezza che l’ambiente ha ormai un ruolo centrale nella vita quotidiana e di conseguenza deve averlo nelle politiche e nei programmi dei governi e dei partiti.

Ma è così anche all’estero?

No, in certe zone del mondo la musica è molto diversa. Le indicherò un dato al tempo stesso simbolico e significativo: durante il discorso di apertura del congresso del Partito Comunista Cinese, il leader XiJnPing ha citato 89 volte la parola ‘’ambiente” e termini correlati, e 74 volte il termine “economia”. Questo calcolo è stato fatto dall’agenzia Bloomberg.

E in Italia? Abbiamo qualche dato di questo tipo?

Ce l’abbiamo sì, e non è confortante. Secondo uno studio recente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile fatto con l’Osservatorio di Pavia, sulla base della presenza nei tg e nei tweet, solo il premier Paolo Gentiloni ha dedicato all’ambiente il 7% del suo spazio; tutti gli altri, Renzi, Di Maio, Berlusconi, Salvini, Bersani e Meloni meno dell’1 per cento.

E in Europa?

In campo europeo, Angela Merkel, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni sono quelli che hanno maggiormente sottolineato come la sfida dell’ambiente e dei mutamenti climatici sia anche economica, sociale, geopolitica, tecnologica e che l’Italia e l’Europa devono essere protagoniste.

Queste cose le ha dette anche alla presentazione, a Palazzo Chigi, del Rapporto GreenItaly 2017, ‘’una risposta alla crisi, una sfida per il futuro’’.

Il Rapporto analizza il tema della sostenibilità in chiave comparativa adottando un indicatore sintetico di ecoefficienza che restituisce una misura del livello di efficienza energetica delle economie europee. Tra i sistemi produttivi dell’Ue, quello italiano si colloca quarto per minor impatto ambientale, dietro al Lussemburgo, all’Irlanda e al Regno Unito. Anche in termini dinamici ci collochiamo tra le prime posizioni, meglio di Francia, Spagna e Germania.

Altri punti fondamentali del Rapporto GreenItaly?

Difficile in breve dirli tutti. Solo degli esempi: nel 2017 si registra una vera e propria accelerazione della propensione delle imprese a investire nel green. Ben 209 mila aziende hanno investito, o intendono investire, entro la fine dell’anno, sulla sostenibilità e l’efficienza con una quota sul totale (15,9% che ha superato di 1,6 punti i livelli del 2011). Inoltre, la transizione alla economia circolare offre all’Europa la possibilità di modernizzare la sua economia, di prepararla meglio alle sfide future, di renderla più verde e competitiva.

Lei, che segue tutto ciò che si muove nel campo ambientale, ha presente il ruolo del CONOU, e non da oggi.

Il CONOU con la sua attività dà un forte contributo alla economia circolare e alla difesa dell’ambiente.

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