La pandemia e la crisi economica degli ultimi anni hanno contribuito a una forte contrazione del consumo nazionale di oli lubrificanti. Basti pensare che dalle 411 mila tonnellate del 2018 si è passati alle 400 mila del 2019 e, infine, alle 369 mila tonnellate del 2020. Una forte contrazione del consumo dei lubrificanti, peraltro in linea con il trend degli ultimi vent’anni (– 43%), alla quale ha contributo anche l’evoluzione tecnologica. Eppure, nonostante il contesto mondiale scosso dalla pandemia e da incertezze commerciali e geopolitiche, il CONOU è riuscito a mantenere alti i livelli di raccolta (171mila tonnellate, oltre il 46% circa dell’olio immesso al consumo è stato raccolto e recuperato) e la percentuale di rigenerazione (98% del raccolto) con 109 mila tonnellate di nuove basi lubrificanti e 33 mila tonnellate di gasolio ricavate dal processo di rigenerazione. Merito di una efficiente organizzazione e di un’alta qualità della raccolta in tutta la filiera.
Anche in termini economici e sociali, l’attività del Consorzio ha generato esternalità positive. L’impatto economico totale è stato pari a 67,9 milioni di euro, mentre le 167 mila tonnellate complessivamente avviate a recupero in Italia nel 2020 hanno consentito un risparmio di circa 46,7 milioni di euro sulle importazioni di greggio per il Paese. Un dato non da poco da tenere in considerazione, anche alla luce del recente caro bollette che ha colpito l’Europa e, in particolare, l’Italia.
C’è poi l’impatto sociale: 1.185 persone impiegate lungo la filiera. Anche questo un dato importante considerando la crisi del periodo. A conferma di quanto la sostenibilità sia virtuosa e conveniente al tempo stesso, visto che le aziende green sono quelle con il segno positivo su esportazioni, innovazione, occupazione e fatturato.